Carloforte angolo di Tabarka in Sardegna cullato dalle onde del mare
Carloforte, dall’irresistibile fascino mediterraneo, è l’unico borgo abitato dell’Isola di San Pietro che, insieme ad altri isolotti e scogli posti a breve distanza, dà forma all’arcipelago del Sulcis. Situato all’estremo sud ovest della Sardegna, il comune conta poco più di 6.000 abitanti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non ha una storia così recente e passeggiare per le sue strette stradine, che dal centro conducono al panoramico lungomare, permette di cogliere le diverse sfumature di un luogo speciale e capace di riempire lo sguardo dell’osservatore curioso.
Il caldo di un sole abbagliante che non risparmia nessun quartiere, vicolo o piazzetta è solo timidamente smorzato da un soffio di vento che trasporta in tutto il paese profumi di rosmarino, basilico, pomodoro fresco e frittura di pesce; un venticello aromatizzato che dal porto si insinua tra i meandri di Carloforte per arrivare fino al cosiddetto castello, la zona a nord che ancora oggi conserva traccia della cinta muraria eretta nel Settecento per difendere l’agglomerato urbano dagli attacchi di pirati e corsari.
Io Carloforte l’ho visitata l’anno scorso. Il posto è decisamente scenografico e si presta ad essere immortalato sotto innumerevoli angolazioni. Purtroppo gran parte degli scatti che ho fatto, a causa di un disguido, sono andati perduti e quelli che ho recuperato non restituiscono appieno la bellezza di questo lembo di terra cullato dal mare, che presenta un’impronta identitaria certamente più ligure che sarda. Eh sì, perché Carloforte, ma forse questo già lo sapete, oltre a far parte della rete dei borghi più belli d’Italia è anche comune onorario della Città metropolitana di Genova. Se mi seguite in questo viaggio-racconto ve la presento a modo mio! Come on 🙂

Scorcio di Carloforte
Carloforte prima di essere Carloforte
Carloforte, come la conosciamo oggi, esiste dal 1738, anno in cui una colonia di pescatori liguri, giunti dall’isola tunisina di Tabarka, la fondò. Di questo importante avvenimento però vi parlerò fra poco. Ora vorrei concentrarmi su quanto accadde prima dell’arrivo dei nuovi abitanti, di quel periodo in cui l’isola di San Pietro aveva addirittura un altro nome.
L’isola di San Pietro – e lo testimoniano i diversi nuraghi presenti – era certamente abitata fin dall’antichità. Come emerso da due tavolette risalenti a un periodo compreso tra l’VIII e il VII secolo A.C., rinvenute rispettivamente una a Cagliari e l’altra a Cartagine, l’isola era nota ai fenici col nome YNSM (si pronuncia Inosim) che significa “Isola degli sparvieri”.
Probabilmente il toponimo era dovuto al fatto di essere già da allora popolata da numerosi falchi e ancora oggi sono tanti i rapaci che la scelgono per nidificare. Tra questi, splendidi gabbiani, gheppi, falchi del Madagascar, cormorani dal ciuffo e soprattutto falchi della Regina (nome che derivano dalla giudicessa sarda Eleonora d’Arborea).
Durante il mio breve soggiorno a Carloforte ho potuto ammirare anche una folta colonia di fenicotteri rosa che, con grazia solenne, inscenavano la loro danza elegante davanti agli obiettivi incantati dei tanti turisti.

Fenicoteri – Carloforte
Dopo i fenici nell’isolotto arrivarono anche i punici e il loro passaggio è certificato dai resti delle necropoli e delle fortificazioni rinvenute.
Tornando al nome dell’isola, Nicolo Capriata, in una ricerca per il comune di Carloforte, sottolinea come anche il geografo Tolomeo indicasse l’isola con Hieracon nesos che per l’appunto significa Isola degli sparvieri, toponimo preso in carico anche dai romani che lo declinarono in Accipitrum insula. Si ipotizza che proprio dalla storpiatura di quest’ultima denominazione possa discendere l’attuale “Isola di San Pietro”, così chiamata da parte dei vari naviganti già a partire dal 1050, e che trovò riconoscimento ufficiale nel “Compasso de navegare”, la più antica carta nautica del Mediterraneo redatta verso la metà del XIII secolo, in cui l’Isola compare come Sancto Pietro o San Pedro.

Scorcio di Carloforte

Carloforte
L’arrivo dei tabarkini e la fondazione di Carloforte
La storia dell’odierna Carloforte inizia intorno alla metà del 1500. In quegli anni i Lomellini, una numerosa famiglia ligure proveniente dal paese di Pegli (oggi circoscrizione della Città di Genova), parte con un nutrito seguito di persone alla volta dell’isola tunisina di Tabarka per insediarvisi al fine di praticare la pesca del corallo e commerciarlo con la Liguria e col Maghreb.
Nel corso degli anni però le attività si fanno meno redditizie e in aggiunta i liguri sono costretti a subire le vessazioni dei diversi Rais che si alternano tra Tunisi e Algeri. Tale situazione porta i coloni, cappeggiati da Agostino Tagliafico, a chiedere l’intervento di Carlo Emanuele III di Savoia, sovrano del Regno sardo-piemontese, che sceglie di aiutarli infeudandogli la disabitata Isola di San Pietro.

Mediterraneo
È il 1738 quando i tabarchini giungono sull’isoletta portandosi dietro tutto il loro retaggio culturale fatto di usi, costumi e lingua. Non è dunque un caso se ancora oggi a Carloforte si parli una variante del pegliese antico con cadenza ligure, nonostante le inevitabili influenze dell’arabo e del sardo.
Il toponimo Carloforte si deve al Re, in onore del quale fu eretta persino una statua nella piazza principale dell’abitato che, negli anni, subì diverse ricostruzioni. Progettato dall’architetto piemontese Augusto de la Vallée e realizzato inizialmente con costruzioni interamente in legno, il borgo fu distrutto da un incendio e riedificato in maniera più sicura a stabile. Per la sua posizione, l’isola di San Pietro risultava tuttavia fortemente esposta agli attacchi provenienti dal mare.
Nel 1793 Carloforte cadde infatti sotto il dominio francese, seppur per un periodo di soli 5 mesi.
Per timore che i soldati venuti da oltralpe potessero distruggere o oltraggiare la statua del Re, i tabarkini pensarono bene di nasconderla sottoterra. A causa delle sue dimensioni, che ne impediva un totale sotterramento, furono però costretti a mozzargli un braccio in modo tale da poterla occultare del tutto. Dopo la partenza degli invasori, il monumento fu finalmente riposizionato al suo posto e ancora oggi può essere ammirato privo dell’arto.

La statua del Re
Un’altra invasione tristemente ricordata è quella piratesca del 1798, quando Carloforte venne messa e ferro e fuoco.
In quell’occasione oltre 900 dei suoi abitanti furono fatti prigionieri e deportati a Tunisi dove rimasero per ben 5 anni. È allora che uno schiavo carlofortino, Nicola Moretto, trovò sulla spiaggia di Nabeul una statua in legno della Madonna, che da quel momento divenne la patrona dei tabarchini.
Ancora oggi la statuetta della “Madonna della Schiavo” è custodita nell’omonima chiesetta e viene venerata tutti gli anni con grande partecipazione di fede. In seguito all’intervento del Re Carlo Emanuele IV che provedette a versare un lauto riscatto, i tabarchini poterono essere rimessi in libertà e trasferiti nuovamente a Carloforte.

Carloforte – La meridiana
Da allora la comunità vive stabilmente sull’isola di San Pietro dove si è specializzata nelle attività marinare legate alle saline e alla pesca dei tonni, e negli ultimi decenni ha trovato nuovo slancio grazie al turismo. Un tipo di turismo, quello che è possibile praticare a Carloforte, sicuramente lento, all’insegna della sostenibilità e del buon vivere.

Scorcio di Carloforte
Cosa vedere a Carloforte
Suggestivo e pittoresco, Carloforte è facilmente raggiungibile col traghetto che tutti i giorni, partendo da Portoscuso, lo collega alla Sardegna. Il borgo accoglie i visitatori con un bellissimo lungomare su cui si affacciano diversi bar, ristorantini e locali. A pochi passi si trova la statua del Re senza braccio e da lì è possibile proseguire verso il centro storico fatto di vie strette, gradinate e caratteristici archi in pietra. Graziose le chiese: la parrocchiale dedicata a San Carlo Borromeo, vicino alla piazzetta dove si tiene il mercatino, la chiesa della Madonna dello schiavo con la sua parete esterna dipinta di azzurro pastello e la chiesa dei Novelli Innocenti, la più antica dell’isola, fatta costruire da Papa Gregorio IX in onore ai ragazzini morti nelle due navi affondate al largo di Santo Stefano e partite da Marsiglia nel 1210 per intraprendere la cosiddetta “crociata dei fanciulli”.

Carloforte
Altre chicche da non perdere, il museo multimediale sulla storia dell’isola, ospitato nella Torre San Vittorio, le mura di cinta e la porta del leone che prende il nome dalla testa di leone incastonata. E poi ancora le saline, il faro di Capo Sandalo, la scogliera del bue marino e ovviamente le incantevoli calette che si snodano tra la fitta macchia mediterranea che dipinge paesaggi di incredibile splendore. E se siete a Carloforte non potete certo non gustare il cous cous tabarchino e il tonno in tutte le salse, vera e propria specialità dell’isola e in onore della quale viene organizzata tutte le estati un’importante kermesse, il Girotonno.

Museo di Carloforte

Carloforte – museo
Insomma, Carloforte si è rivelata una vera e propria miniera di risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche dove devo assolutamente ritornare. Al prossimo jump 😆

Tarbarka dipinto del 1600

Scorcio di Carloforte

Carloforte flags&clouds

Carloforte
Per saperne di più:
http://www.carloforteturismo.it/
http://www.carloforte.net/