Il Capodanno in Barbagia e la tradizione de Sa Candelaria
Pedire sa Candelaria è una tradizione, un tempo diffusa in numerosi centri della Sardegna, che oggi rivive la mattina di Capodanno solamente a Orgosolo e a Benetutti (su Candelarzu).
Il 31 dicembre a Orgosolo, il paese dei murales è infatti un giorno speciale. Già delle prime ore del mattino e fino a mezzogiorno le sue strade si riempiono di bambini festanti che, muniti di sacchettas (le capienti federe bianche che si gettano sulle spalle a mo’ di bisaccia), bussano di casa in casa per chiedere Sa Candelaria.
Toc toc: “A nolla dazes sa Candelaria?” (Ce la date la Candelaria?) ripetono euforici i bimbi con tono cantilenante sugli usci delle porte aperte. Dall’altra parte, ad attendere quelle pacifiche incursioni mattututine, ci sono le padrone di casa impazienti di riempiere i loro sacchi bianchi con ogni ben di Dio. Caramelle, dolcetti, frutta, qualche soldino e soprattutto su cocone, un quarto di quel buonissimo pane morbidissimo e conosciuto come sa tundina.
Sono questi gli ingredienti de Sa Candelaria. Ma come si svolge il rito?

Murales di Orgosolo
La preparazione del pane per Sa Candelaria
I giorni precedenti la fine dell’anno, le donne di Orgosolo sono solite riunirsi per preparare in casa il tipico pane a base di semola di grano duro, lievito e strutto che, per via della forma rotonda, prende il nome di sa tundina, appunto.
La sua lavorazione è lenta e laboriosa. L’impasto viene manipolato con pazienza per ottenere dei dischi di pane che, prima di varcare la bocca del forno a legna preriscaldato, sono messi a riposo tra teli di lino e canapa. Sopra sa tundina sono tracciate delle croci, una al centro e una su ciascuna delle quattro parti in cui dovrà essere suddivisa dopo la cottura. Vi garantisco che questo è uno dei pani più buoni che io abbia mai mangiato, se non il più buono. Quindi, vi do un consiglio spassionato: se mai doveste passare da Orgosolo trovate il modo per procurarvi sa tundina e magari farvi anche una piccola scorta per i giorni a seguire perché, qui lo dico e non lo nego, sa tundina provoca dipendenza. Ok l’ho detto 🙂

Tundinas – Orgosolo (Fonte: Pagina Facebook Antico Forno Orgosolo)
Sa Candelaria, un’antica e diffusa tradizione
La tradizione de Sa Candelaria ha origini antiche. È probabile che un tempo dovesse essere ampiamente diffusa anche in altre zone della Sardegna e soprattutto in Barbagia. Max Leopold Wagner nel suo La vita rustica (1996, pp. 169-171), pubblicato per la prima volta nel 1921, al paragrafo intitolato pani cerimoniali e decorati, riferisce dell’usanza in voga in alcuni centri dell’isola, di mandare i bambini a chiedere Su Kandelaryu (o Kandelarzu o Scandelau) proprio in occasione del Capodanno.
Su Kandelarzu, osserva lo studioso, aveva le fattezze di un pane dalle rifiniture particolari che veniva donato insieme a una manciata di fichi secchi e a un pugno di mandorle ai bambini che intonavano una canzone che iniziava proprio con “Dademi su Candelarzu”.
Il Wagner riporta come già il Ferraro nei suoi Canti popolari in dialetto Logudorese (1891, p. 11), così come il Calvia-Secchi, riconosceva nel termine kandelaryu una forte assonanza con l’antico donum calendarium, la strena calendaria citata da S. Gerolamo.
È ancora il Wagner a specificare in una nota (La vita rustica, 1996, p. 170, nota 201) che “spesso le parole romanze derivate da calendae designano una focaccia di Natale o un dono natalizio” e come “anche in Grecia e nelle zone del Levante abitate dai Greci, nella settimana tra Natale e Capodanno, i ragazzi vanno di casa in casa al suono della musica … queste processioni si chiamano nell’Oriente kavlanda e ricordano la festa delle calende celebrata a Bisanzio il primo gennaio con una grande mascherata … Anche presso gli Slavi, che presero precocemente la parola dal latino, kol<da significa ‘Capodanno, processione dei ragazzi in questo periodo, le canzoni cantate dai ragazzi e i doni ricevuti’ (tutti questi significati sono riuniti nel russo koljadá)”. Veramente interessanti queste similitudini!

Murales di Orgosolo
Anche Grazia Deledda, come risulta dai suoi contributi scritti tra il 1893 e il 1895 per la Rivista delle tradizioni popolari italiane e riuniti nella raccolta intitolata Tradizioni popolari di Nuoro edita da Ilisso nel 2010, riferendosi al contesto della sua Nuoro parla de Su Candelariu descrivendolo come un piccolo pane “bianco, frastagliato, lucido, in forma di uccello e di altri animali” che veniva donato ai bambini al momento della questua di fine anno. Secondo Grazia Deledda i bambini recitavano:
A nollu dazes su candelarju?
chi siat bonu e siat mannu,
chi nor duret un annu,
un annu e una chida,
apposta so bennida
a bollu dimandare,
si milu cherides dare
jà l’isco chi lu tenides,
si dare mi lu cherides
jà lu tenides in dommo,
otto dies at fattu a commo
chi est naschidu su Sennòre.
Se però ai piccoli veniva negato Su Candelariu, riporta la scrittrice, al diniego corrispondeva una sonora risposta che aveva il retrogusto della maledizione:
A nolla dazes sa candeledda? Cras a manzànu in terra nighedda! (Ce la date Sa Candeledda? Che domattina possiate trovarvi in cimitero “terra nera”!)
Un’ulteriore testimonianza della questua di Capodanno arriva da Piquereddu nel suo La Candelaria di Orgosolo (1991) dove riporta Sa Candelaria di Olzai del 1912, raccontata da Pietro Meloni Satta: “L’alba del 31 dicembre dell’anno che scompariva, ansiosamente attesa, veniva salutata con gioia dei ragazzi del paese. Essa portava il dì de su candelarzu. Al primo albeggiare quei vispi ragazzetti lasciavano la stuoia o il lettuccio, infilavano l’uscio, e si davano a correre di casa in casa, allegri e spensierati … Cotesta allegria, cotesta festa fanciullesco, era pro su candelarzu … Le massaie si facevano premurose alla porta per accontentare i vispi ragazzetti, con abbondanti manciate di mandorle, noci, nociuole, castagne, uva passa”.
Sa Candelaria ad Orgosolo continua anche la notte
Abbiamo visto come la questua de Sa Candelaria sia praticata dai bambini la mattina del 31 dicembre, dalle 8 alle 12. Ebbene, pensavate che fosse finita qui? Sbagliato! A Orgosolo la festa de Sa Candelaria ha un secondo tempo che si sviluppa la sera e che vede come protagonisti gli adulti.
È infatti usanza che, una volta tramontato il sole, allegre combriccole di ragazzi festanti prendano a fare il giro delle case dei novelli sposi ballando e intonando canzoni con cui chiedono su cocone, il famoso pezzo di pane e dolci per, con quella scusa, farsi offrire da bere 🙂
Durante le varie tappe si intona sempre la stessa filastrocca:
Viva viva s’allegria
E a terra sos ingannos
Bonos prinzipios d’annos
Bos det Deus e Maria
Viva viva s’allegria
Dazzennollu su cocone
Pro more e Zesu Bambinu
Appazas dinare e binu
Tridicu e orju a muntone
Dazzennollu su cocone
Il clima è di puro divertimento in un’atmosfera coinvolgente che si protrae fino alle prime luci dell’alba. Che dire, ve lo aspettavate questo Capodanno alternativo in Sardegna? Vi lascio con alcuni video di questi magici momenti. Al prossimo jump 😉