Berlino capitale europea della memoria collettiva
Berlino non è solamente una delle più dinamiche e creative metropoli d’Europa, ricca di divertimenti e di occasioni di lavoro, ma è anche un luogo di riflessione e di salvaguardia della memoria collettiva. Nelle vie, nelle piazze e nei monumenti della capitale tedesca si possono rinvenire le ombre e i segni di un passato tanto recente quanto ingombrante, quasi a volerci mettere tutti in guardia dalle tragedie provocate dalla follia e dalla cattiveria dell’uomo.
“Guarda avanti senza dimenticare ciò che è stato”, sembrerebbe il monito proveniente da questa città faticosamente risorta dalle ceneri e dai disastri della guerra.
Sono diversi i luoghi che a Berlino esprimono la drammaticità di eventi tristemente passati alla storia e che consentono a tutti di confrontarsi con i mostri e i fantasmi che ancora oggi aleggiano nel vecchio continente, soffiando sulle paure più recondite dell’essere umano.
La Topografia del terrore, il Monumento all’olocausto e all’omocausto, i resti del Muro che divideva la città in due e il Museo ebraico sono solo alcuni dei siti culturali e storici che ho fatto in tempo a visitare lo scorso agosto, durante una permanenza di pochi giorni nella capitale. Oggi vi voglio parlare proprio del museo ebraico, la cui esperienza di visita per me è stata realmente toccante.
Il museo ebraico di Berlino, il più grande d’Europa
Il museo ebraico di Berlino o Jüdisches Museum sorge nel quartiere Kreuzberg, lungo la Lindenstraße ed è il più grande museo ebraico del continente europeo.
Impossibile non notarlo per via dell’architettura assai singolare e d’impatto. Inaugurato nel 2001, è stato disegnato dall’architetto polacco Daniel Libeskind per restituire una sintesi efficace, fisica e concettuale, dell’identità e della sofferenza del popolo ebraico. Ripercorre millenni di storia e affronta il doloroso cammino di integrazione della comunità ebraica in Germania.
Allo stesso tempo vuole proporsi come un monumento di riconciliazione tra la città di Berlino e il dramma dell’Olocausto.
La struttura del museo ebraico di Berlino
La struttura del museo, vista dall’alto, ricorda quella di una stella di David spezzata.
Ha una forma a zig-zag, motivo per cui viene anche denominata Blitz, che in tedesco significa fulmine. Presenta angoli acuti e strette feritoie, quasi dei tagli sulla superficie zincata delle pareti.
La sensazione che ne deriva è quella di trovarsi in un luogo di dolore, paura e angoscia. Il linguaggio non è tra le righe ma tra le linee, quelle taglienti che hanno inciso la comunità ebraica e in particolare la comunità che abitava in Germania.
Per accedere alla struttura occorre dapprima passare per l’edificio storico della vecchia Corte d’Appello prussiana del 1735, dove si può acquistare il biglietto e fare i controlli di sicurezza con i nastri e i metal detector, un po’ come accade in aeroporto. Subito dopo si viene inghiottiti dal museo ed è qui che inizia un vero e proprio viaggio esperienziale.
Consiglio: insieme al biglietto noleggiate anche l’audioguida, fondamentale per capire l’intero percorso. Diversamente sarà molto difficile coglierne il significato più profondo e interpretare il senso degli spazi.
Il museo ebraico di Berlino è suddiviso in tre assi
Il percorso del museo ebraico di Berlino si suddivide in tre assi, tre lunghi corridoi, tre metafore di altretanti passaggi storici fondamentali per il popolo ebraico.
Il primo è l’asse dell’Olocausto che conduce inesorabilmente a uno spazio angusto e tenebroso, la Torre dell’Olocausto, un luogo claustrofobico carico di inquietudine e dolore. Il visitatore è invitato a rimanervi dentro per qualche minuto, in meditazione, per lasciarsi così avvolgere e travolgere del turbinio di emozioni che si originano in quella che sembra essere una vera e propria tomba. Ciò che si prova è paura, sofferenza e terrore.
La luce è scarsa e i rumori amplificati, così come il silenzio, assordante! Il messaggio è quello della perdita della vita e dell’annientamento dell’umanità e della cultura.
Immediatamente dopo, vi è l’asse dell’Esilio che porta all’esterno, dove si trova il Giardino dell’esilio caratterizzato da 49 colonne grigie di cemento ad altezza sfalsata che producono nel visitatore una sensazione di totale disorientamento. L’esilio, d’altronde, altro non è che un viaggio verso l’ignoto dove, per effetto dello sradicamento, si perdono i riferimenti geografici ed emotivi, l’orientamento e le certezze che solo un luogo caro e sicuro può donare.
Perché 49 colonne? In realtà sono 48+1. 48 sta a rappresentare il 1948, data della nascita dello Stato di Israele mentre la 49ima colonna simboleggia la città di Berlino.
Dalla sommità di ciascun monolite spuntano dei ramoscelli ulivo in segno di pace e speranza mentre la terra utilizzata proviene da Gerusalemme, quasi a voler rinsaldare il legame con la città santa.
Dall’asse dell’Esilio, il percorso prosegue lungo l’asse della Continuità che coniuga presente e futuro. È facilmente riconoscibile grazie alla scalinata che conduce ai livelli superiori e che simboleggia la rinascita del popolo dopo gli orrori della Guerra e dei campi di concentramento.
La strada è in salita ma le aspettative e la fiducia nel futuro tracciano la via.
La mostra permanente e le installazioni al museo ebraico di Berlino
Il museo ospita una mostra permanente costituita da oggetti, fotografie, libri e utensili vari che raccontano la quotidianità di genti costantemente sotto attacco, i ricordi e le lettere di persone in fuga.
Di forte impatto anche le installazioni artistiche. Tra queste la più coinvolgente è quella dell’israeliano Menashe Kadishmar, dal titolo Shalechet che significa Foglie cadute.
Si tratta di un pavimento interamente ricoperto di cerchi di ferro arrugginiti che raffigurano volti umani. Sono oltre 10 mila quelli gettati a terra, alla rinfusa. Intendono evocare un grande fiume di grida silenziose, un silenzio che viene spezzato solo dai visitatori, i quali, camminandoci sopra, li fanno “suonare” producendo un rumore metallico e freddo.
Il grande giardino e la mostra temporanea
Oltre agli spazi dedicati alla storia del popolo ebraico, il museo consta di un bellissimo giardino verde e ricco di sculture, in cui trascorrere piacevoli momenti di relax e meditazione e di una sezione dedicata alle mostre temporanee. Quando l’ho visitato io era in corso un’affascinante mostra dal titolo “Welcome to Jerusalem” che si può ammirare fino al 30 aprile 2019.
Informazioni utili
Museo Ebraico di Berlino
Lindenstraße 9-14
10969 Berlin
www.juedisches-museum-berlin.de
Orario di apertura:
lunedí ore 10-22
da martedí a domenica ore 10-20
Prezzo del biglietto:
intero 8,00 euro; ridotto 3,0 euro
Dove mangiare:
A pochi passi la museo ci sono alcuni localini, niente di pretenzioso, dove si può mangiare discretamente mangiando poco.
Per approfondire:
https://www.berlin.de/it/monumenti/3560999-3104070-museo-ebraico-di-berlino.it.html
http://www.viaggio-in-germania.de/berlino-museo-ebraico.html