La spettacolare mostra sull’arte pubblica di Maria Lai all’ex convento del Carmelo
Non importa se non capisci, segui il ritmo. Con questa citazione di Maria Lai, riprodotta sulla parete all’ingresso dell’ex Convento del Carmelo nel centro storico di Sassari, inizia l’emozionante percorso esperienziale all’interno di una mostra straordinaria che, per la prima volta, fa il punto sull’intensa e variegata attività di arte pubblica di Maria Lai.
Se fino ad ora la sua immagine è stata associata agli ormai celebri libri cuciti, alle caprette che amava riprodurre e raffigurare, ai telai e alle geografie, con questa mostra, che il curatore Davide Mariani ha intitolato Maria Lai. Art in Public Space, si restituisce un volto inedito dell’artista ogliastrina che lascia lo spettatore a bocca aperta e con gli occhi sgranati.
Come ha ricordato, durante l’inaugurazione, Angela Mameli, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, Maria Lai. Art in Pubblic Space non può essere derubricata a semplice mostra! È qualcosa di molto più profondo, esito di uno scrupoloso e attento progetto di ricerca durato mesi, fatto sui libri e condotto sul campo, che accende un faro luminoso sugli ultimi trent’anni di produzione di Maria che, come sottolineato da Maria Sofia Pisu, nipote dell’artista e presidente dell’Archivio Maria Lai, fornisce un’originale chiave di lettura imprescindibile per chiunque in futuro intenderà avvicinarsi alla sua poliedrica figura.
Dipinta dalla cronaca degli ultimi anni come una nonnina-fatina, quasi un angelo del focolare intenta a trascorrere la sua vita tra le montagne del centro Sardegna a cucire e ricucire stoffe e a raccontare fiabe della tradizione, Maria Lai era in realtà una donna a suo modo anticonformista e rivoluzionaria, emancipata, determinata, profonda e colta.
Non era certamente un’improvvisata, aveva studiato e tanto, per di più in un periodo in cui le donne non godevano nemmeno dei diritti fondamentali, pensiamo a quello di voto. La sua solida formazione inizia a Roma dove frequenta il Liceo Artistico e prosegue a Venezia, all’Accademia, allieva del grande scultore Arturo Martini.
Insomma, Maria Lai oltre ad avere un talento innato e uno stile personale che la rendeva e la rende tuttora unica possedeva tutti gli strumenti e le competenze necessarie ad intraprendere la carriera artistica.
La mostra, ripercorrendo tutta la sua produzione di arte pubblica, rimette insieme i pezzi di un puzzle sconosciuto ai più, aiutando il pubblico a capire i legami e le connessioni esistenti tra gli elementi ricorrenti nella poetica di Maria, dalle caprette alle scritture illeggibili, dalle geografie ai muri cuciti, dai telai al gioco.
Legarsi alla montagna apre la monumentale mostra dedicata all’arte pubblica di Maria Lai
Sono oltre 150 i pezzi esposti nei tre piani dell’ex convento del Carmelo, aperto nuovamente al pubblico con questa mostra monumentale il cui allestimento è firmato da Alberto Paba.
La struttura, adattata per l’occasione, si presenta con le pareti tinteggiate di bianco e di celeste come celeste era il nastro utilizzato a Ulassai nel lontano 1981 quando Maria Lai diede vita a “Legarsi alla montagna” il suo capolavoro di arte pubblica e primo esperimento di arte relazionale in Italia, anticipando di almeno un decennio una tendenza che solo diversi anni dopo ha trovato piena diffusione in ambito internazionale. La mostra inizia proprio da quell’importante momento rievocato tramite gli scatti di Piero Berengo Gardin e proposti anche sotto forma di gigantografie unite tra di loro da oltre 10 metri di quel nastro originale.
E in un’atmosfera magica e creativa, arricchita dalle musiche e dalle sonorità dei filmati che ripresero l’evento e riprodotti in sottofondo, lo spettatore si trova catapultato in un flusso di energia che lo proietta in una dimensione fatta di intuizione, operatività, lampi di genio, relazioni, rapporti umani, comunità.
Da “Legarsi alla montagna” si schiude un mondo fatto di oltre trenta tra interventi ambientali e opere di partecipazione fino ad ora rimasti ai margini delle narrazioni sull’artista sarda, eseguiti in Sardegna e non solo (come le suggestive installazioni realizzate a Castelnuovo di Farfa nel cuore della Sabina, in provincia di Rieti).
Art in Public Space: le sezioni della mostra
La mostra si suddivide in due sezioni tematiche: Legare/Collegare, Microcosmo/Macrocosmo e come dice il curatore Mariani “ripercorre la geografia creativa di Maria seguendone il gesto, il segno e il pensiero, tutti amplificati all’interno della dimensione pubblica lasciando trasparire il profilo di un’artista in gran parte diverso da quello che si è abituati a vedere”.
Numerosi gli audiovisivi, i pezzi originali, i modellini talvolta ripescati da cantine e ripostigli in cui erano stati dimenticati, i lavori concessi in prestito da collezionisti ed enti pubblici, gli spazi dell’arte ricostruiti attraverso suggestioni visive e sonore.
E così tra lenzuola appese alle pareti, draghi e inquietudini, caprette e aghi conficcati nei muri Maria Lai. Art in Public Space è “una mostra eccezionale”, per utilizzare le parole di Gian Luigi Serra, sindaco e Ulassai e presidente della Fondazione Stazione dell’Arte, rappresentando un tributo affatto scontato a un’artista che a quanto pare ha ancora tantissimo da comunicare.
MARIA LAI. ART IN PUBLIC SPACE
a cura di Davide Mariani
23 novembre 2018 – 31 gennaio 2019
Ex – Convento del Carmelo,
Viale Umberto I, 11, Sassari
Orari: mart – dom: 10:00 – 13:00 / 16:00 – 19:00
Mostra promossa da: Amministrazione Comunale di Sassari
con il contributo di: Fondazione Stazione dell’Arte di Ulassai e Fondazione di Sardegna
in collaborazione con l’Archivio Maria Lai
e il patrocinio di: Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, Presidenza della Giunta Regionale della Sardegna, Provincia di Sassari, Comune di Aggius, Comune di Camerino, Comune di Carbonia, Comune di Castelnuovo di Farfa, Comune di Nuoro, Comune di Orotelli, Comune di Osini, Comune di Siliqua, Comune di Sinnai, Comune di Tortolì, Comune di Ulassai, Comune di Villasimius e Cooperativa Teatrale Fueddu e Gestu.
organizzazione: Agave, Character
allestimento: Alberto Paba
Progetto grafico e catalogo: Agave edizioni