Narami … al Murats seguendo il filo del racconto
Narami, è questo il titolo che Baingio Cuccu, direttore del Murats di Samugheo, ha scelto di dare alla mostra da lui curata, che ha inaugurato il 29 giugno negli spazi del Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, visitabile fino al 29 settembre 2019.
Tradotto dal sardo all’italiano, Narami significa Raccontami ed è un invito allo scambio e al trasferimento di storie e narrazioni che qui si dipanano, è proprio il caso di dirlo, tra orditi e trame intrecciate, secondo i motivi della tradizione isolana, con alcune originali sperimentazioni.
Si tratta di una vera e propria antologica del tappeto sardo che, attraverso l’esposizione di oltre 70 manufatti di pregio della collezione ex-I.S.O.L.A., provenienti da 40 centri della Sardegna, ripercorre la storia del tessile, mettendo in evidenza le tecniche, le particolarità, i disegni e il ricco apparato iconografico che l’hanno resa celebre in tutto il mondo.
Narami è un viaggio lungo mezzo secolo, che ha inizio dagli anni ’50 e arriva fino ai primi anni 2000. Si sviluppa tra le geometrie dei grandi tappeti appesi ai muri, gli arazzi, le fantasie floreali, i ballerini, gli animali, gli esseri antropomorfi e zoomorfi che animano le scene.
Io ho assistito all’anteprima della mostra nell’ambito di un #educationaltour organizzato e coordinato dal team di EAGER S.r.l., in occasione del quale ho fatto visita anche a un laboratorio artigianale nel cuore di Samugheo. Rimanete a bordo perché anche io adesso vi voglio “narrare” cosa ho visto 🙂
La tessitura in Sardegna. Un po’ di storia
Faccio una piccola premessa sulla storia del tappeto in Sardegna che mi pare indispensabile.
Presente pressoché nelle case di tutti i sardi, il telaio in legno (su telarzu) ha costituito per secoli un elemento di fondamentale importanza per la vita e l’economia delle famiglie isolane.
Utilizzato esclusivamente dalle donne, serviva per realizzare manufatti come bisacce, stuoie e coperte funzionali alle esigenze della società agro-pastorale.
Quando ci si sposava, spettava proprio alle donne portare in dote il corredo di manufatti artigianali.
Gli scopi non erano certo decorativi, questa funzione sarebbe arrivata più tardi in seguito ai mutamenti che hanno investito la società, ai cambiamenti negli stili di vita e all’avvento della cosiddetta modernizzazione che ha acceso un faro su quei motivi e quelle stilizzazioni rimaste a lungo nell’ombra e che d’improvviso sono diventate oggetto di studi e ricerche.
È nel secondo dopoguerra, esattamente nel 1957, che nasce l’Istituto Sardo per l’Organizzazione del Lavoro Artigiano (I.S.O.L.A.) con lo scopo di lanciare e alimentare il settore dell’artigianato (che oltre al tessile comprendeva la ceramica, il legno, l’intreccio, l’oreficeria e la lavorazione dei metalli).
È un periodo ricco di cambiamenti per la Sardegna: sono gli anni della “Rinascita”, la malaria è stata da poco debellata e sorgono i primi poli industriali, soprattutto lungo le coste.
Il turismo, che trova slancio a partire dagli anni Sessanta con l’affermazione sullo scenario vacanziero di alcune nuove destinazioni, basti pensare alla Costa Smeralda o alla Riviera del Corallo, costituisce un interessante mercato per l’artigianato isolano. I numerosi hotel di lusso nati nel giro di poco tempo sono affamati di arredamenti e utensili sardi come tappeti, arazzi, coperte, cuscini, teli e tende per abbellire le stanze degli ospiti, le hall e i ristoranti.
Lo stile sardo diventa sempre più riconoscibile e desiderato, tanto da essere fortemente richiesto anche dal “Continente” e dall’estero, travalicando così i confini dell’isola.
In diversi paesi della Sardegna iniziano a costituirsi le prime cooperative artigianali e la tessitura, da attività domestica e famigliare, assume una connotazione marcatamente imprenditoriale.
Quelle stesse donne, che avevano appreso l’arte del tessere dalle madri e dalle nonne, entrano improvvisamente nel mercato dove domina il lessico degli affari e degli scambi commerciali.
Il settore però, per competere a livello globale, ha necessità di affermarsi in maniera forte e riconoscibile, anche sul piano dell’immagine e del branding.
Ecco che proprio grazie a I.S.O.L.A. arrivano le prime collaborazioni e contaminazioni tra arte e artigianato.
Importanti designer, creativi e artisti sardi del calibro di Eugenio Tavolara, Ubaldo Badas, Aldo Contini, Mauro Manca, Maria Lai e Costantino Nivola si prestano per produrre nuovi disegni e simboli che poi diventeranno icone dell’artigianato sardo, la cui trasposizione tessile è affidata alle cooperative operanti in diversi comuni della Sardegna.
Come tutte le storie, anche quella di I.S.O.L.A. è purtroppo destinata a finire. Nel 2006, l’ente, diventato ormai un carrozzone regionale, viene di fatto spogliato di tutte le sue funzioni e soppresso. Resta il ricordo di un periodo particolarmente florido per la Sardegna, sul piano culturale, creativo ed economico. Degli oltre 40 comuni operativi nella tessitura ne restano oggi a mala pena 22 e Samugheo è uno di questi.
I tappeti dell’ex-ISOLA esposti per Narami
Visitare Narami equivale a ripercorrere idealmente gli anni d’oro di I.S.O.L.A., scoprire o riscoprire un passato che ci lascia in eredità un importante patrimonio da preservare e tramandare, seppur con forme e modalità nuove.
Una parte della mostra è dedicata alle contaminazioni tra artisti e artigiani. Particolarmente significativi i tappeti realizzati dalle artigiane di Zeddiani, Atzara e Mogoro con le geografie e le inconfondibili caprette di Maria Lai, quelli che riproducono le grandi madri di Nivola, i più tribali che riprendono i disegni di Mauro Manca o i coloratissimi manufatti realizzati con il telaio verticale, tipologia di telaio diffusa soprattutto nei comuni di Sarule e Nule.
Un’altra sezione della mostra è invece rivolta alle rivisitazioni dei classici disegni che poi hanno assunto una decisiva importanza iconografica, realizzati con tecniche diverse, di cui oggi la più comune è quella a pibiones o ad acino d’uva.
Narami è un piccolo tour tra fiori colorati, scene di caccia, farfalle lanciate nell’aria, grappoli di uva, cavalli imbizzarriti, creature fantastiche, corone, castelli e balli tondi.
Al piano superiore del museo si incontra anche una sezione multimediale in cui le artigiane di Samugheo raccontano, in italiano e in sardo, la loro storia, le loro radici e ciò che ancora fanno.
Io ho visitato il laboratorio di una di loro, quello di Isabella Frongia, ve l’ho accennato all’inizio. Volete conoscere le mie impressioni in merito? Ecco a voi l’articolo 🙂
Narami. Antologica del tappeto sardo
a cura di Baingio Cuccu
29/06/2019 – 29/09/2019
MuratS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda
Via Bologna sn – 09086 Samugheo
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