La tradizione dei tappeti sardi nel laboratorio di Isabella Frongia
È un sabato pomeriggio di fine giugno e a Samugheo, una delle capitali del tappeto sardo, in provincia di Oristano, il caldo è torrido, spossante, avvolgente. Io sono in leggero (si fa per dire) ritardo, giusto per non smentirmi mai, e ho un appuntamento nel laboratorio tessile di Isabella Frongia, al centro del paese, poco distante dalla piazza principale. Mi restano poco meno di due ore per documentare ciò di cui si occupa, indagarne le peculiarità e fare due scatti in grazia di Dio
.Isabella Frongia, vestito giallo, capelli corti e sguardo tagliente, è una donna tanto minuta quanto determinata e dall’energia vulcanica.
Nel suo laboratorio artigiano, per fortuna e sottolineo per fortuna, regna la penombra (anche una lampadina a quell’ora potrebbe accelerare il mio processo di evaporazione)! È un piccolo mondo creativo, distribuito su due livelli, dove i protagonisti indiscussi sono i telai, di dimensioni diverse, accerchiati da spole, fili di cotone, strisce in pelle, gomitoli di lana, campioncini e tappeti finiti.
Isabella Frongia è una di quelle che non te le manda a dire, lo intuisco da subito. È pragmatica, diretta e non si perde in ghirigori e fronzoli.
La tessitura artigianale tra poesia e praticità
Quello tra Samugheo e il tappeto sardo è un amore plurisecolare, che rivive e si rinnova nei tanti laboratori del paese, una decina in tutto. L’idea del tessere, quel rimando al cucire e all’intrecciare, ha per me un non so che di poetico.
Mi mostra i tappeti in corso di realizzazione, uno è enorme, bianco e rosso, ci sta lavorando da maggio e non è ancora finito, ma qui i tempi scorrono lenti, sono dettati dalla manualità e dalla cura riposta nel confezionare i manufatti in maniera del tutto artigianale.
Il laboratorio tessile di Isabella Frongia. Com’era un tempo
“Qua una volta eravamo in tante, in quindici, venti. Tutte donne. Eravamo una grande famiglia. Venire in laboratorio, per una ragazza del paese, era un privilegio.
Qua imparavi un mestiere, ti facevi un po’ di soldi ma soprattutto entravi in contatto con altre persone che magari conoscevi solo di vista. Nascevano amicizie, era un luogo di relazioni, si chiacchierava, si scherzava, si cantava pure!
Mica c’erano orari come adesso! Il tempo volava. Venire a tessere era anche un divertimento, un piacere!”.
Le pecorelle di Paulina Herrera
Mentre parla mi mostra un cuscino con delle pecorelle al pascolo su sfondo bianco. “Questo disegno lo ha fatto una designer cilena, si chiama Paulina Herrera. Il tappeto con le pecorelle ha vinto anche un importante premio al concorso Annodarte 2013!”.
Ne va molto fiera quando lo racconta.
“Noi l’arte della tessitura l’abbiamo imparata da mia mamma, si chiama Susanna, ma tutti la chiamano Usanna. Ha 86 anni e continua a venire in laboratorio. “Ci controlla” ancora, vuole che tutto si svolga secondo la tradizione e seguendo il metodo che lei ci ha tramandato. Niente scorciatoie! Anche per questo ci impieghiamo un po’ di più a finire i lavori ma i nostri clienti lo sanno e ci apprezzano anche per questo. Sono attenti, sa! Vogliono sapere tutto, se possibile vogliono anche vedere come realizziamo i tappeti che ci commissionano!”
Le tecniche maggiormente adoperate sono quelle a pibiones o a taulitta. Ma anche altre, la cui impronunciabilità dei nomi è direttamente proporzionale al grado di difficoltà nell’esecuzione.
A un certo punto Isabella si mette a tessere. Dice di sentirsi più a suo agio mentre lavora.
Tutti si fermano al laboratorio tessile di Isabella Frongia
“Passa un sacco di gente qua! Curiosi ma anche persone che vengono apposta. Da poco è venuta una ragazza dal Giappone e in fretta ha imparato non solo a tessere ma anche a parlare in sardo!”. E ride di gusto.
“Si figuri che una spagnola sta addirittura cercando casa, ora. È passata e si è innamorata del posto!
Ma pensi che una volta, tanti anni fa, una famiglia di francesi diretta al mare ha fatto sosta nel nostro laboratorio. La figlia, Dominique si chiamava, è voluta rimanere con noi. I genitori hanno detto che sarebbero tornati a riprenderla dopo una settimana. Lei aveva capito subito che qua si sarebbe trovata bene e i suoi si sono fidati. Le volevamo molto bene!”.
Alle pareti sono appese fotografie in bianco e nero e articoli di giornale. Si vede signora Susanna, vestita di nero, sembra la somma custode dei segreti della tessitura samughese.
“All’inizio noi mica ne capivamo di commercio, mercato, acquirenti, ecc. Abbiamo avuto la fortuna di entrare in contatto con una donna di Tonara. Era un’artigiana molto brava ma anche un’abile venditrice. Poi col tempo abbiamo ingranato. Eravamo in tante qua… Poi è arrivata la crisi e siamo rimaste in due con mio nipote che ci aiuta. Vogliamo continuare a lavorare e a tramandare questa bella tradizione di famiglia!”.
Alla fine penso di averci visto giusto in merito alla poesia e all’amore che lega l’arte della tessitura a Samugheo e a questo laboratorio artigiano!
Tra una chiacchiera e l’altra si è fatto tardi e io devo correre al Murats per l’inaugurazione della mostra antologica sul tappeto sardo Narami (qui il link al mio articolo).
Saluto Isabella Frongia e vado.
“Mi raccomando a quello che scrive! Anzi non scriva nulla!”, mi avverte!
E invece ho scritto 🙂 Mi perdonerà (forse) 🙂
Se volete andarla a trovare, ditele che avete letto questo articolo :-p
p.s. Anche sul NewYorkTimes le hanno dedicato un articolo!
Laboratorio Tessile Artigiano Isabella Frongia
Via Gramsci, 10
09086 Samugheo
Tel. 0783 64050
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